L'antidemocratica legge elettorale che consegna ai leader (anche se sconfitti) il controllo del partito decidendo i posti in Parlamento
Le notizie in breve della settimana, e le nostre rubriche da ascoltare
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La legge con cui abbiamo votato alle recenti elezioni non è solo antidemocratica (44% dei voti consente di avere larghe maggioranze in Parlamento) ma offre ai leader di partito, anche se sconfitti, un forte controllo interno - perché hanno portato in Parlamento i propri fedelissimi.
Le notizie in breve vengono tutte dall'estero: Brasile, Uk, Iran, Ucraina.
Le nostre rubriche:
"Cinema in un minuto" di Paolo Piazza e Fabio Mingardi: L’immensità di Emanuele Crialese.
"Psicologia" di Doriana Galderisi: "ANCHE L'AQUILA PER MANGIARE DEVE VOLARE PIÙ BASSO." ( G. Clericetti). Esiti elettorali e aspetti psicologici.
"Diritti umani in un minuto" di Simone Rizza, Amnesty International Italia: In Iran la situazione innescata dalla morte di Mahsa Amini è in continuo peggioramento.
"Palestina in un minuto" di Amedeo Rossi: i diritti umani dell'Occidente.
"Abitare sostenibile" di Isaac Scaramella: Classe energetica minima per gli edifici.
”Immigrazione in un minuto" di Stefano Galieni: 4 ottobre 2013.
"Armi e disarmo" di Giorgio Beretta: La carovana della pace in Ucraina a sostegno degli obiettori di coscienza alla guerra.
Mentre in questi giorni la discussione politica è concentrata spesso sul cosiddetto “totoministri”, ovvero le proposte di nomi che Giorgia Meloni farà al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella quando quasi certamente verrà incaricata di formare il nuovo governo, c’è un aspetto della legge elettorale con la quale si è appena votato che potrebbe essere sfuggito a molte persone.
È stato spesso detto che questa legge elettorale è in molti modi antidemocratica.
Ad esempio ha permesso di ottenere una larga maggioranza parlamentare a una coalizione, quella di centro destra, che ha ottenuto il 43,8% delle preferenze di chi ha votato alla Camera e il 44% di chi ha votato al Senato, non certo la maggioranza assoluta. Inoltre i nomi presentati sulla scheda non erano passati da alcun processo democratico, come ad esempio una selezione attraverso delle primarie interne ai partiti (ad eccezione del Movimento 5 Stelle), né potevano essere espresse preferenze sulla scheda elettorale.
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